La stanza di Sherlock

Il caso del mastino dei baskerville

Attraverso la critica letteraria “interventista”, Pierre Bayard rilegge uno dei romanzi più famosi del mondo, trovando un altro colpevole alla storia e creando un nuovo giallo


Arthur Conan Doyle soffriva del “complesso di Holmes”: questa la diagnosi dello psichiatra, saggista e professore di letteratura a Parigi Pierre Bayard, autore nel 2008 di questo saggio che è insieme avvincente e “disturbante”.

Quello che si cela ne Il Mastino dei Baskerville, terzo romanzo di Doyle con protagonista Sherlock Holmes pubblicato a puntate sullo Strand Magazine fra l’agosto 1901 e l’aprile 1902, sarebbe l’assassinio letterario più diabolico di tutta la letteratura ma il colpevole non è affatto quello individuato da Holmes.

Conan Doyle non si è accorto che uno dei suoi personaggi era completamente sfuggito al suo controllo e si divertiva ad indurre in errore il suo detective

Bayard

Ma come è possibile? Va prima spiegata la teoria critica presentata da Bayard, applicata dal professore francese non solo alle vicende di Holmes ambientate nella landa di Dartmoore, bensì anche al romanzo “L’assassino di Roger Ackroyd” della regina Agatha Christie e all’Amleto di Shakespeare (sì, davvero).

Illustrazione di Zoe Wu

La base della “critica letteraria poliziesca” è la convinzione che quello creato dagli enunciati in un libro sia un mondo incompleto, che contiene al suo interno molti altri mondi che prendono vita grazie all’autonomia dei personaggi. Questi ultimi non sono, infatti, figure fasulle poiché il lettore continua a completarli nella sua mente, creando dei mondi intermedi che rendono ogni volta il libro diverso, privandolo così di ogni oggettività. I personaggi letterari non vivono una realtà materiale bensì psicologica che per Bayard rappresenta una forma di esistenza. Il lettore diventa quindi coautore del libro, ogni volta.

E’ a causa di questa incompletezza intrinseca che il lettore e l’autore di un libro possono incorrere in una “turba letteraria”: il complesso di Holmes, appunto. Dimenticatevi Edipo (che fra l’altro non sarebbe l’assassino di suo padre, sempre secondo l’autore francese) e immaginatevi una sorta di patologia che spinge fruitori e autori di libri a garantire una vita vera ai personaggi delle storie, creando con loro un fortissimo rapporto di odio/amore .

Il Mastino dei Baskerville secondo Bayard è un esempio lampante di questo complesso: non solo, infatti, il romanzo nacque “postumo” dopo la morte letteraria (e agognatissima da parte di Doyle) di Sherlock Holmes alle cascate di Reichenbach, episodio che spinse molti cittadini londinesi a portare addirittura il lutto al braccio (sintomo evidente della “turba”), ma anche Arthur Conan Doyle ne sarebbe stato affetto, tanto da aver dichiarato che se non avesse ucciso in tempo il suo personaggio, sarebbe stato quest’ultimo ad uccidere lui. Per questo motivo Doyle avrebbe messo il suo detective nelle condizioni di sbagliare clamorosamente la soluzione del caso con protagonista il cagnolone infernale, facendogli compiere numerosi errori fon da principio e facendolo comparire in scena solo dopo la metà del romanzo, lasciando indagare da solo, apparentemente, il dottor Watson, unico testimone della vicenda e del quale, secondo Bayard, non è lecito fidarsi del tutto.

Divorato dall’odio per la sua creatura, Doyle non ha prestato attenzione alla seconda storia di odio che il libro narra all’insaputa del lettore […]

Bayard

L’analisi letteraria presente in questo libro è una sorta di vertigine per chi ama il romanzo di Doyle e spinge il lettore a dubitare di Sherlock e della sua infallibilità dato che la contro inchiesta presentata dallo psichiatra è decisamente plausibile.

Anche Umberto Eco parlò di questo libro con piacere, sostenendo che quello di Bayard era stato un buon lavoro ma che il mondo finito é rassicurante dei romanzi doveva rimanere tale: chiusa la storia.

Il caso del mastino dei Baskerville è un libro intrigante e scorrevole nonostante si tratti a tutti gli effetti di un saggio di critica letteraria ma travestito così bene da giallo classico da non destare sospetti. Un saggio che si legge come una detective stories e che lascia con il fiato sospeso fino alla conclusione.

Quello pubblicato da Excelsior 1881 non è libro adatto a chi non avesse ancora letto l’originale di Conan Doyle (se non altro perché ve ne svela subito il finale) ma è perfetto per chi ama i gialli e i mondi possibili.

Quello di Bayard è un libro pienamente filosofico: il suo obiettivo, infatti, è quello di minare le nostre certezze, mettendo in discussione le nostre abitudini spingendoci a vedere la realtà da altri pinti di vista: un esercizio del quale c’è un disperato bisogno.


Consigliato: sì
Adatto agli sherlockiani: sì
Da leggere più volte: no


Pierre Bayard
Il caso del mastino dei Baskerville
Excelsior 1881
euro 15,50