La stanza di Sherlock

La casa della seta: Sherlock Holmes “brucia”

Sherlock Holmes dietro le sbarre, in un romanzo apocrifo che descrive in modo eccellente e nuovo la figura del detective londinese

La casa della seta recensione

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Se Antony Horowitz mi avesse chiesto come intitolare questo romanzo (nei miei sogni, dico), credo avrei detto, senza pensarci nemmeno due volte, “L’incendio”. Il fulcro di questa bellissima storia, infatti, sta tutto lì: le fiamme vere divampano solo alla fine del romanzo, è vero, ma in realtà percorrono tutta la storia. Brucia la coscienza di Holmes, prendono fuoco le certezze di Watson insieme alla sua incrollabile fiducia verso l’amico di sempre, scottano le verità scoperte dal più incredibile investigatore di tutti i tempi.

Horowitz in “La casa della seta“, libro del 2011 edito in italiano da Mondadori, è riuscito a descrivere Sherlock Holmes da un’angolazione originale e interessante, regalandoci un apocrifo molto bello anche se dal ritmo altalenante.

La trama

Con un sistema narrativo caro agli apocrifi, il dottor Watson, dopo 25 anni dai fatti e ad un anno dalla morte (vera) di Holmes, decide che i tempi sono maturi affinché il mondo conosca quella che viene definita come “una fra le più sensazionali vicende” che vedono come protagonista il detective di Baker Street 221.
Un giovane mercante d’arte, Edmund Carstairs chiede aiuto a Sherlock Holmes: sente che la sua vita è in pericolo e la minaccia è quantomai reale dato che un uomo con il basco è comparso, spiandolo, in due diverse occasioni. Si tratta di uno dei due leader di una banda di ladri noti come “La banda del Basco” (ovviamente) che ha cercato di portare a termine un furto rocambolesco ai danni della galleria d’arte dello stesso Carstairs (socio del più vecchio Tobias Finch).

Un dipinto anonimo racconta il Grande Incendio di Londra del 1666

Il mercante racconta la vicenda che precede l’apparizione del ladro dal cappello ad Holmes: la galleria d’arte spedisce a Boston alcuni quadri ed una serie di sfortunate coincidenze fanno in modo che i dipinti viaggino sul vagone di un treno, invece che via mare*. La banda del basco assalta il treno, ruba e danneggia i quadri. Per cercare di recuperare una parte del maltolto, Carstairs ingaggia un detective della nota agenzia Pinkerton: alla fine dei due gemelli irlandesi a capo della gang, solo uno sopravvive mentre l’altro muore in uno scontro a fuoco durante la caccia all’uomo. Ora il gemello sopravvissuto sembra cercare vendetta e lo fa affacciandosi nella tranquilla routine del mercante d’arte e di sua moglie.

Holmes non resiste e grazie ai racconti precisi dell’uomo da inizio alle indagini; mette in campo la sua squadra mobile, quei monelli di Baker Street la cui ispirazione letteraria, secondo lo storico Owen Dudley Edwards, arrivò dalla banda di ragazzacci della quale lo stesso Conan Doyle fece parte da giovane. Ma le cose si mettono male, uno degli inviati speciali di Sherlock, il giovane e volitivo Ross, viene ucciso in modo brutale ed è da qui che il romanzo prende una piega decisamente inaspettata: la trama ci conduce alla scoperta della Casa della Seta. Vedremo per la prima volta Holmes, accusato di omicidio, finire in carcere e Watson cercare di prendere in mano le indagini mentre il compagno di sempre si trova fra le terribili mura del carcere di Halloway (eretto nel 1852).

Lo scrittore Antony Horowitz, autore anche di alcune avventure di 007


Punto davvero eccellente e inquietante del romanzo è l’apparizione (è il caso di dirlo) di un personaggio che i lettori di Doyle conoscono bene: la nemesi di Holmes, il professor Moriarty che, pur non venendo mai citato direttamente, come si conviene ai veri cattivi, ci mette a parte di un sorta di codice morale di quel Male che lui stesso rappresenta. Il professore, questa volta, starà dalla parte giusta.Watson mostra tutta la sua fragilità arrivando a mettere in dubbio Holmes e la sua integrità morale a causa di un vecchio problema dell’amico, la dipendenza dalle droghe, ma la storia è appena iniziata e Holmes ha in serbo molte sorprese.

Analisi

La cosa che più colpisce di questo testo è l’esplorazione e la descrizione dei personaggi. Non c’è dubbio che Horowitz si sia ampiamente meritato il diritto elargito dalla Conan Doyle Estate Ltd, di scrivere con questo romanzo il primo sequel autorizzato delle opere su Sherlock Holmes, poiché sono davvero pochi i momenti nei quali si percepisce il gioco dell’apocrifo. Il modo tridimensionale nel quale viene raccontato il personaggio dell’investigatore inglese è da applausi e anche i tocchi che descrivono Watson, lo fissano definitivamente nel suo ruolo di uomo integro e leale.
Se la caratterizzazione di Mr Carstairs si perde leggermente durante lo scorrere della trama, quella del reverendo Charles Fitzsimmons, reggente dell’istituto per ragazzi di strada Chorley Grange e personaggio solo apparentemente secondario, è invece perfetta.

Il carcere di Halloway

Non c’è un solo buon motivo per non leggere questo libro, che ha come sola pecca quella di non mantenere sempre costante il pathos che garantisce invece nella seconda parte della narrazione e che inizia, idealmente, con l’arresto di Holmes. Una storia dai contorni oscuri, perfettamente calata nel clima così caro agli “ammalati di Sherlock Holmes” (nebbia, lampioni a gas, vento, il rumore delle carrozze sui lastricati umidi di pioggia) e che fa esattamente quello che un apocrifo dovrebbe fare: farci dimenticare di esserlo.


Consigliato: sì
Adatto agli sherlockiani: sì
Da rileggere più volte: sì


Antony Horowitz
La casa della seta
Mondadori, 2011
euro 18,00


*Questo passaggio del libro sembra ispirato al bellissimo racconto storico del 1975, “La grande rapina al treno” di Michael Crichton.