La stanza di Sherlock

Il palazzo dei matrimoni di Seichō Matsumoto – Recensione

Una storia affascinante fra storia orientale e giallo classico da uno degli autori più famosi e amati nel Sol Levante.

di Giuseppe Spanu

Una ricca e arrogante proprietaria di un albergo, il marito inetto e pigro, una segretaria apparentemente dimessa ma molto scaltra e infine un contadino amante della storia medioevale sono i protagonisti di questo romanzo, oltre, ovviamente, al criminale.

Dopo un inizio a carattere storico, l’omicidio viene commesso dopo alcuni capitoli e l’Autore rivela il colpevole, non permettendo al lettore di giocare con lui alla scoperta dell’assassino. Sembrerebbe quindi che la storia proceda come in una puntata del celebre Tenente Colombo, con l’investigatore che, a ritroso, dovrà indovinare chi è il responsabile e cercare di incastrarlo. E invece no, perché poco dopo il delitto, l’assassino viene ucciso a sua volta senza che si sappia chi sia stato.

Sarà quindi il contadino, che fino ad allora era una semplice comparsa, a dipanare la matassa e risolvere il mistero grazie al suo acume, perché questo caso non potrà essere risolto da sofisticate analisi scientifiche o dalla logica deduttiva, ma dalla conoscenza della storia. La soluzione dei delitti affonda in un passato remoto, in un’epoca di battaglie fra clan feudali; un passato oscuro, come le ali dei corvi che aleggiano sull’albergo.

Il romanzo si presenta ostico per chi è digiuno della storia giapponese (in particolare dell’epoca Muromachi 1392-1573 e Azuchi-Momoyama 1573-1603) e delle tradizioni matrimoniali del Paese del Sol Levante, ma se il lettore riuscirà a colmare queste lacune, la sua fatica sarà ricompensata dalla bellezza della trama.

L’autore Seichō Matsumoto

Seichō Matsumoto (1909-1992) esordì come scrittore di romanzi storici prima di diventare un giallista e quest’opera fonde armoniosamente la sua passione per la storia con il mistero e le indagini tipiche della detective story. Matsumoto è considerato secondo alcuni critici il Simenon giapponese; nei suoi gialli sono spesso presenti critiche velate verso la società nipponica e un dolente pessimismo.

Dai suoi libri sono stati tratti 19 film e una serie televisiva dal romanzo Come sabbia tra le dita (ripubblicato recentemente in Italia), tutti inediti per il pubblico italiano. La sua città natale gli ha dedicato un museo.