La stanza di Sherlock

“Elementare, Matsuda” – Intervista a Gianluca Lamendola

Il giallo classico e il manga poliziesco sono cugini che si adorano alla follia. I fumetti giapponesi hanno tratto tutto quello che potevano dalla cultura occidentale del mistero e l’hanno portata a vertici incredibili: un libro ce lo racconta confrontandoli.

Insegnante di professione, Gianluca Lamendola, 39 anni, è soprattutto un grande amante del mondo dei manga, del fumetto e del Giappone. Italianista, specializzato in Filologia Moderna con una tesi in Letterature Comparate presso l’Università degli Studi di Firenze, il suo ultimo libro pubblicato da Società Editrice La Torre, si chiama “Elementare Matsuda” ed è un saggio molto fitto e articolato sul rapporto fra letteratura gialla e mondo dei manga polizieschi.

Simpatico, gentile e spigliato, con lui ho fatto due chiacchiere da completa neofita del mondo manga & Co. ed ecco che cosa mi ha raccontato e consigliato di leggere…

Il libro di Gianluca Lamendola

Quali sono i tre punti di collegamento principali fra il giallo classico e i manga giapponesi? 

Di collegamenti se ne possono trovare tanti, perché il genere vive di variazioni e di citazioni provenienti da altri autori. Nel caso del giallo di enigma, questi riguardano la struttura stessa del racconto sia nel romanzo sia nel fumetto.  Ad esempio, il cadavere viene descritto sempre privo di particolari macabri, perché ha la funzione di dare inizio all’indagine e non di spaventare il lettore. A volte, nei suiri manga ci sono vignette con primi piani ravvicinati della vittima, ma il tratto resta spesso pulito e mai grottesco. Poi, vi sono i sospettati e l’ambientazione del racconto che hanno il compito di fornire dettagli e mettere in luce quelle incongruenze preziose per le indagini.  

Per chi non ha dimestichezza con i manga ma ama i gialli, qual è il primo titolo che consigli di leggere? 

Domanda difficile. È chiaro che i romanzi di Arthur Conan Doyle e  Agatha Christie hanno formato generazioni di amanti del Giallo. Non posso quindi che consigliare a questi la lettura di Detective Conan di Gōshō Aoyama che ripropone degli enigmi e situazioni similari, anche omaggiando direttamente alcuni titoli di questi autori. Infine, consiglierei “Judge” di Yoshiki Tonogai, perché in parte ispirato a Dieci Piccoli Indiani come spiego nel libro. 

Il personaggio di L nella storia “The Death Note”: le similitudini con Sherlock Holmes si sprecano.

Come spieghi il grande successo che la figura di Sherlock Holmes ha avuto e sta avendo tutt’ora (anche prima dello Sherlock serie tv) in Giappone? 

L’incisività di Sherlock Holmes nell’immaginario è andato oltre il genere di appartenenza, inserendolo in contesti molto lontani dalla Londra di epoca vittoriana. Soprattutto negli ultimi tempi, Sherlock ha acquistato sempre più le caratteristiche di un supereroe, fino a diventare un androide nel manga – di recente pubblicazione in Italia – I am Sherlock di Naomichi Io e Kotaro Takata. Probabilmente, il personaggio continua ad affascinare perché riesce a controllare e a spiegare tutto con il proprio ragionamento. A chi non piacerebbe? Inoltre, lo fa restando in fin dei conti un uomo d’azione, che riesce a essere un campione in scherma e in pugilato. Così, i ritmi estenuanti di lavoro dei giapponesi e il fascino che esercita la cultura occidentale su di loro hanno portato negli anni ad avere tanti epigoni del detective di Baker Street nella loro letteratura e cinematografia. Addirittura, un anno fa è stato pubblicato in Giappone un manuale che vuole insegnare ad usare il pensiero logico-deduttivo nella vita di tutti i giorni prendendo spunto dai casi letti in Detective Conan.

Detective Conan indossa un abito decisamente riconoscibile.

Il manga e il relativo anime a cui fai riferimento nel titolo, Death Note, vedono fra i protagonisti L, un detective decisamente particolare: quali sono i punti di contatto a tuo avviso fra lui e la figura di Sherlock Holmes? 

Hai nominato il mio personaggio preferito di Death Note. Per risponderti cito la descrizione che Sherlock fa di se stesso ne L’avventura della Pietra di Mazarino e che calza a pennello pure per lui: “Io sono un cervello, Watson. Il resto del mio corpo non è che una semplice appendice”. Per questo, Elle assume a sedere pose inconsuete, mangia una grande quantità di dolci e si esprime con franca schiettezza. Tuttavia, Elle e gli altri giovani detective giapponesi hanno più difficoltà a relazionarsi con le persone del nostro detective inglese, ma ne applicano la logica con cieca obbedienza. 

Il ruolo della sensualità nel giallo classico è particolare, se pensiamo a Dupin, Van Dusen, o Sherlock Holmes, l’aspetto emozionale è completamente messo da parte (anche se Sherlock Holmes risulta comunque interessante e attraente). Nel manga la situazione è molto diversa: l’ammiccamento sexy è presente in modo palese ma anche la bellezza dei protagonisti è una sorta di invito continuo: come spieghi questa distanza abissale? 

È caratteristica del manga seriale creare un’empatia tra i personaggi e i lettori per spingere questi ultimi a leggere i numeri successivi in modo da emergere tra i tanti titoli  sul mercato.  Ad esempio, in Death Note si vuole conoscere la risoluzione del thriller ma anche le sorti di gran parte dei protagonisti. Del resto, a partire dagli anni ’80, nel fantasy, nel mistery e nella sci-fi giapponese si possono ritrovare tracce di una commedia amorosa che è andata nei manga sempre più affermandosi con risultati anche spinti.

La copertina del n.1 della serie manga “I am Sherlock”

Nelle conclusioni del tuo libro sostieni che il giallo si sia evoluto insieme ai suoi lettori e alla società che lo circonda, eppure il giallo classico, da Sherlock, passando per la Christie, fino a Chandler e Hammet, hanno ancora un successo incredibile: perché secondo te? 

Completando la risposta precedente, ciò che il lettore ama del giallo classico sono i personaggi squisitamente funzionali per vincere la sfida lanciatagli dall’autore fin dal primo capitolo: chi è l’assassino? Non gli occorre altro che un enigma difficile e gli indizi giusti per invogliarlo alla lettura. Per quanto riguardo il noir di Hammet e Chandler, credo che questi romanzi abbiano acquistato negli anni toni quasi rassicuranti nonostante la sequela di gente ammazzata e la disillusione dei suoi protagonisti. A volte si sa, la realtà supera la fantasia. 

 Qual è il tuo romanzo giallo preferito? 

Uno Studio in Rosso. Il  primo incontro tra Sherlock e Watson è indimenticabile. 

Quello che invece hai odiato tantissimo? 

Tutti, quando non indovino il colpevole. Ah ah ah.