Il giro del mondo in 72 giorni di Nellie Bly

Un diario di viaggio pubblicato da Edizioni Minerva racconta in prima persona la vicenda incredibile della prima donna a fare il giro del mondo da sola. Lei era Nellie Bly.

Nel 2021 a Roosvelt Island, New York, è stato inaugurato un monumento particolare. Si intitola “The girl puzzle”, è stato immaginato da Amanda Matthews e racconta le donne attraverso enormi volti di bronzo e metallo che conducono attraverso un sentiero con specchi e deformazioni. Fra i molti volti, spicca anche la maschera di Nellie Bly alla quale è dedicata l’opera.
È di lei che parliamo oggi nella Stanza e non solo perché compì il giro del mondo partendo un anno dopo l’uscita della prima storia di Holmes (siamo nel 1888) ma anche perché Bly fu una delle crepe che incrinarono lo specchio in cui si rifletteva l’immagine della donna vittoriana, fu lei la lama che mostrò al mondo cosa ci celava dietro il velo fittizio fatto di stereotipi e “ruoli” mai voluti che “la donna” doveva ricoprire durante l’epoca della Regina Vittoria. Nellie non solo fece il giro del mondo, ma lo fece da sola (o meglio, senza un accompagnatore o un’accompagnatrice fissi), con un solo bagaglio a mano, con un solo vestito addosso, un cappello e una determinazione senza pari. 

L’installazione che si trova a New York e celebra anche Nellie Bly

Nellie, ossia di come proporre un pezzo a Joseph Pulitzer 

Elizabeth Cochran (Nellie Bly sarà il suo nome d’arte) nasce nel 1864 in Pennsylvania, è la tredicesima di 15 figli e la madre si ritrovò vedova quando Nellie aveva solo 6 anni. Lavorare era una priorità per tutti e per la ragazza la strada segnata sembrava quella dell’insegnamento. Nel 1880, però, il Pittsburgh Dispatch pubblica l’articolo “A cosa servono le ragazze”, Nellie lo legge e mossa da una stizza e da una rabbia senza freni per aver letto che il proprio posto doveva essere a casa a fare la mamma e la moglie, risponde con una lettera anonima al vetriolo: il vero problema, delle donne era non essere messe nelle condizioni di poter avere le stesse opportunità degli uomini. Bum!

Il direttore del giornale rimase colpito dalla lettera e invitò pubblicamente l’autrice a presentarsi in redazione. Dopo qualche giorno Elizabeth venne assunta dal Pittsburgh Dispatch e il suo nome divenne Nellie Bly. 

Due immagini di Nellie Bly: la seconda mostra la sua tenuta da viaggio

Nellie non voleva scrivere di giardinaggio, economia domestica o cucina come succedeva alle poche donne che lavoravano nelle riviste: proponeva solo pezzi di inchiesta, interviste. Dopo qualche tempo cambiò città e venne assunta al New York World, diretto da un non ancora famoso Joseph Pulitzer. È a lui che nel 1888, dopo aver letto “Il giro del mondo in 80 giorni” di Jules Verne, propone di compiere da sola la stessa impresa, ma in meno giorni.

Pulitzer e la direzione commerciale del giornale titubano: non solo Nellie voleva andare in giro da sola ma, si chiesero, come avrebbe fatto con i numerosi bagagli che, essendo donna, avrebbe dovuto portare con sé? L’avrebbero certamente rallentata, impedendole di prendere per tempo le coincidenze tra treni e piroscafi. Circa un anno dopo Pulitzer si convince e avvisa Nellie: “Sei pronta a partire domani?”, “Anche oggi pomeriggio”, risponde lei.

Il retro e l’aletta del volume edito da Minerva Edizioni

Nellie nel giro di 24 ore riduce il suo bagaglio ad una sola borsa, si fa cucire in tempo record un vestito adatto al viaggio, infila nella borsa una crema idratante e le lettere che Pulitzer prepara da consegnare ai capitani delle navi per fare in modo che siano “gentili” con lei e parte. È il 14 novembre del 1889.


“Nessun dubbio sul fatto che il The World con questo unico gesto (inviare Nellie in viaggio, ndr) ha fatto per le donne molto di più di quanto si sarebbe potuto ottenere in qualsiasi altro modo, in un decennio”

Dorothy Maddox – Philadelphia Inquirer, 1889

Il viaggio e la celebrità

Nellie viaggia in treno e in piroscafo macinando 45.000 chilometri in 1.734 ore e 11 minuti, ossia 72 giorni di viaggio (6 ore e 11 minuti, per la precisione, come lei stessa riporta nel diario). Di quei 72 giorni, Nellie ne passa 56 in viaggio effettivo e ne perde 15 per i ritardi e le mancate coincidenze. Soffre il mal di mare.

Si concesse una sola variazione sull’itinerario di viaggio per incontrare di persona Jules Verne e sua moglie grazie all’intermediazione di un corrispondente inglese che lavorava a Parigi proprio per lo stesso giornale di Nellie: il suo nome era Robert Sherard e a qualcuno di voi questo nome non sarà nuovo, perché fu il migliore amico nonché biografo di Oscar Wilde

Non conosciamo i costi del viaggio della giornalista perché furono coperti dal giornale ma sappiamo che quando mise di nuovo piede a New York, Nellie era una celebrità che tutti volevano intervistare. Il suo giornale aveva addirittura indetto una lotteria dedicata ai lettori: indovinare il giorno e l’orario del ritorno della Bly erano la posta in gioco. A quel gioco parteciparono milioni di lettori, sostenne la testata.


“Quel barattolo di crema idratante fu la rovina della mia esistenza. Sembrava occupare più spazio di qualsiasi altra cosa nella borsa e finiva sempre esattamente nel punto in cui non sarei più riuscita a chiuderla”.

Nellie Bly

Com’è questo libro, quindi?

Il diario di viaggio di Nellie Bly non sarà la lettura più accattivante che potrete trovare, sostanzialmente il racconto è tutto una cronaca dei suoi viaggi per mare (molta vita di bordo) ma nei tratti in cui la cronaca di Nellie si sposta sulle sue riflessioni, sull’incontro con Verne, sulle scoperte che fa nei vari paesi che visita (brevemente), si trasforma in un documento imperdibile per la storia dell’emancipazione femminine. Lo stile di scrittura è molto leggero, moderno. Nellie mostra alcuni atteggiamenti un po’ colonialisti (abbastanza inevitabili data l’epoca) nei confronti degli stranieri, accompagnati da un orgoglio americano spesso quasi pesante, ma è un libro davvero molto interessante.