12 minuti a mezzanotte di Christopher Edge

Il primo capitolo di una serie di tre romanzi per ragazzi che vede protagonista una ragazzina direttrice di una rivista di racconti del mistero nella Londra vittoriana.

Penelope Tredwell deve cavarsela in un mondo nel quale una ragazza di 12 anni non può essere una scrittrice anche se ne ha chiaramente il talento. È lei, infatti, ad aver ereditato dal padre il “Penny Dreadful”, è il suo tutore a dirigere gli affari della rivista ed è un attore ad interpretare l’autore più famoso del Penny, ma è lei a scrivere le storie che hanno portato al successo – strepitoso – il giornale. È sempre lei, ovviamente, a poter risolvere un mistero quando qualcuno bussa alla porta della redazione per chiedere aiuto.

È questo il bandolo dal quale Christopher Edge, autore specializzato in narrativa per ragazzi nato a Manchester, parte per dare vita alla storia di “12 minuti a mezzanotte” edito in Italia da Edicart in una bella edizione dalla copertina brillante e colorata. Si tratta di un romanzo avventuroso dalla trama gialla, auto conclusivo ma che fa da apripista ad altre due storie già tradotte e pubblicate in Italia (in ordine, “La figlia delle tenebre” e “La cospirazione del corvo“) sempre con protagonista Penelope e la sua “famiglia” allargata.

L’autore del romanzo in una video intervista e la copertina del libro nella sua edizione italiana

La trama in breve

Mentre il suo giornale macina copie in tutta Londra, alla porta della redazione del Penny Dreadful bussa il direttore del manicomio più famigerato della storia (non solo di Londra): il Royal Hospital Bethlem, soprannominato “Bedlam” ossia “Caos, baraonda”. L’uomo cerca aiuto proprio dal famoso autore dei racconti misteriosi della rivista, interpretato a pagamento da un attore che segue tutte le direttive impartitegli da Penelope.
Il mistero è questo: da alcune settimane i pazienti del manicomio si svegliano tutti alla stessa ora, 12 minuti prima dello scoccare della mezzanotte, ed iniziano a scrivere con qualsiasi sistema e su qualsiasi supporto, frasi e storie che sembrano non avere un senso. Penelope non vede l’ora di indagare e lo fa fingendosi la nipote dell’attore che, invece, non vorrebbe nemmeno mettere piede nel famigerato ospedale dei matti, preferendo giocarsi la sua paga in pinte di birra. Eppure la misteriosa “signora dei ragni” deve essere fermata a tutti i costi…

Le altre due cover dei romanzi della serie di Edge pubblicate da Edicart

Com’è questo libro?

Il libro di Edge è molto carino, scritto (e tradotto) ottimamente e con una storia che scorre velocissima (l’ho letto in una giornata) e che presenta degli ottimi momenti di mistero e azione, nonché anche piccoli ma robusti momenti dark e spaventosi. L’unica cosa che non mi ha convinta del tutto è la protagonista che pur essendo tale non è delineata nel migliore dei modi risultando un pochino “piatta” mentre attorno a lei gli altri personaggi se la cavano alla grande. La speranza è che nei volumi successivi – li ho già comprati, chiaramente – il personaggio di Penelope spicchi il volo in modo diverso e più tridimensionale.
La storia gialla si conclude nel primo volume, quindi volendo può tranquillamente essere letto da solo, ma conviene leggerli in ordine se non altro per capire il contesto delle indagini di Penelope.

La copertina delle storie di Varney e una copertina di un Pennu Dreadful del 1865

Piccola note a margine

È interessante l’utilizzo da parte di Edge del nome “Penny Dreadful” per la rivista che fa da miccia di accensione alla storia. Pur essendo forse più famoso come titolo di una serie dalle ambientazioni gotiche e fantastiche, in realtà i penny dreadful erano riviste periodiche di scarso valore che, proprio per il prezzo di un penny, offrivano ai lettori storie del terrore e del mistero e che ebbero un grande successo proprio nel Regno Unito (ma ebbero i loro cloni anche negli Stati Uniti con le dime novel).
Una piccola curiosità: fu proprio una storia pubblicata a puntate su una di queste riviste a presentare per la prima volta la figura di un vampiro, creando moltissimi degli stereotipi letterari che ritroviamo ancora oggi in storie simili e che ispirò persino Bram Stoker per il suo Dracula.
Il romanzo si intitolava “Varney il vampiro” e, una volta pubblicato nella sua interezza, constava di ben 886 pagine tutte divise in doppia colonna. La storia è stata pubblicata in più libri anche da una casa editrice italiana, la Gargoyle Books che però ha cessato le attività: il libro si trova usato anche se non agevolmente.

Consigliato: sì, ma senza strapparsi i capelli
Adatto agli sherlockiani: senza dubbio
Da leggere più volte: 
no