“Misteri sotto la neve” di Nicholas Blake

Una tenuta in campagna, la guerra alle porte, un sacco di neve e una vittima: il detective Strangeways indaga.

Avete presente quella famosa scena di “Quattro matrimoni e un funerale” con la famosa poesia “Stop all the clocks” (“Fermate tutti gli orologi”)? Quel poema venne composto nel 1938 da Wystan Hugh Auden, fondatore durante gli anni di Università ad Oxford, di un circolo di poesia che portava il suo nome. Di quel gruppo fece parte anche Nicholas Blake che, però allora, non si chiamava ancora così. Era ancora “solo” Cecil Day-Lewis (sì, esatto, papà dell’attore Daniel). Irlandese naturalizzato inglese, poeta, romanziere per necessità, Day Lewis fu anche professore per passione, traduttore di classici e inviso a molti a causa del suo “eccessivo” comunismo.

A sinistra: Nicholas Blake; a destra Wystan Hugh Auden

Doppia vita di un giallista poeta

Fu l’agente letterario a suggerire a Day-Lewis di separare la carriera di poeta da quella di romanziere giallo attraverso l’invenzione di uno pseudonimo. Fu così che nacque Nicholas Blake” (forse di ispirazione poetica, con riferimento al più noto William). Sta di fatto che alcune fonti, fra le quali il giornale “The Indipendent”, sostengono che Day-Lewis, Blake, insomma lui, iniziò a scrivere gialli perché aveva bisogno di spiccoli – sporchi, maledetti e subito – per riparare il tetto del cottage nel quale viveva. Chi ha una casa indipendente lo sa: quando si rompe il tetto, son dolori al portafoglio.
Così, forse influenzato anche dalla passione per i polizieschi dell’amico Wystan Hugh Auden (che scrisse un interessante saggio breve sul tema, “La parrocchia del delitto”, nel quale ammetteva di essere “un drogato di gialli” ma relegandoli al ruolo di intrattenimento e non di “arte”), Blake iniziò la sua carriera da giallista nel 1935 con il romano “Questione di prove” (pubblicato anche in Italia da Mondadori) ed è qui che fa la sua comparsa il detective-scultore, Nigel Strageways, anche lui, pare, ispirato a Auden sia nell’aspetto che nei suoi modi di fare “bizzarri”.

La trama

Ma veniamo a “Misteri sotto la neve”, romanzo pubblicato nel 1941 e di recente ripubblicato dalla casa editrice Giunti in occasione del Natale. La storia è ambientata nella tenuta di Easterham Manor, nella campagna inglese; qui le ombre ormai sempre più tangibili del nazismo e della guerra, fanno solo sentire la loro presenza senza minacciare seriamente nessuno. Perciò nella tenuta principesca della famiglia Restorik si chiacchiera, si cena, si prende il tè e si sparla. La famiglia è riunita e fra gli ospiti c’è anche Nigel Strangeways, invitato da una vecchia conoscenza a vigilare sulla incolumità (anche mentale) di Elisabeth, sorella minore del proprietario di casa. Nigel insieme alla moglie Georgia, arriva al maniero mentre la neve imperversa e rende tutto identico e immutabile, mentre i più piccoli giocano a costruire un grande pupazzo di neve che richiami le sembianze della regina Vittoria. Una sera, però, Elisabeth viene trovata impiccata nella sua stanza, truccata e completamente nuda, la porta chiusa dall’interno, nessun biglietto. La polizia inizia le indagini e tutti sono sospettati: la nuova fiamma di Elisabeth, la cognata, il suo psichiatra-ipnotista, persino i due fratelli della donna. Strangeways affiancherà le indagini ufficiali e, con l’aiuto delle riflessioni delle moglie, giungerà alla soluzione del caso.

MA COM’È QUESTO ROMANZO, QUINDI?

Sono certa di aver compiuto un grosso passo falso iniziando a leggere Blake non dal primo romanzo, ma sono anche abbastanza certa che, in ogni caso, questo autore non entrerà nel mio elenco dei gialli che non vedo l’ora di rileggere. “Misteri sotto la neve” è ampiamente dimenticabile. La trama è classicamente classica e i personaggi sono interessanti, ma i punti deboli sono tanti. Due i principali: troppi giri pindarici senza scopo raccontando decine di ipotesi che non portano a nulla; è vero che è sempre interessante leggere nella testa di chi fa le indagini, ma così è decisamente troppo. Secondo punto che mi ha delusa moltissimo, il personaggio di Strangeways: niente spessore, pochissime doti reali, un sacco di dubbi, anche se equilibrati da una brillante forza di volontà. Mi viene alla mente una frase che mia madre mi dice spesso: “Chi non ha talento, ha gambe”. Ecco.

Leggendo e documentandomi pare che, effettivamente, questo non sia affatto il miglior lavoro di Blake ma che io debba dargli una seconda opportunità con “La belva deve morire“, 1938, edito da Polillo (il che già mi rassicura, dato che difficilmente questa casa editrice pubblica libri brutti). Ma i romanzi con protagonista Strangeways sono 16 e forse, provo ad azzardare, potevano essere anche meno. A volte credo che fare troppi “mischioni” pescando un po’ da zia Agatha The Queen, un po’ da zio Arthur the King, spulciando dal buon Van Dine, e via discorrendo, si rischi di non creare uno spessore reale, bensì solo un po’ di strati senza colla nel mezzo.

Consigliato: no
Adatto agli sherlockiani: no
Da leggere più volte: 
no

Nicholas Blake
Misteri sotto la neve
Mondadori
(Non si trova nuovo, ma usato molto facilmente)