Un giallo classico dai toni noir dove la struttura narrativa e il Giappone contemporaneo sono protagonisti tanto quanto l’ispettore nippo-americano Takeshi Nishida, qui alla sua prima avventura.
In questo libro i fatti si svolgono in estate eppure l’atmosfera è uggiosa, malinconica, molto noir, e questo la dice lunga sulla capacità di scrittura di Tommaso Scotti. È il suo ispettore Nishida, infatti, ad essere novembrino, è la storia del romanzo che pesca nel fondo torbido come quello di una pozzanghera delle vite di tanti personaggi diversi, ognuno alle prese con sé stesso mentre incrocia la sua strada con l’ispettore.
La trama
Certo quella raccontata nel primo romanzo di Scotti, L’ombrello dell’imperatore, è una vicenda che con la pioggia (anche se estiva) a ben a che vedere, perché quell’ombrello del titolo non è una metafora bensì un ombrello vero, lo stesso che l’autore impugna nella foto che lo ritrae in uno dei risvolti di copertina. Anonimo, prodotto in serie, quasi usa e getta, l’ombrello del romanzo ha un dettaglio: un piccolo punto rosso sul manico bianco, un’imperfezione. Quel cerchio rosso da una parte richiama la bandiera del Giappone, dall’altra ci ricorda che l’ombrello è l’arma del delitto, ma non solo. Il segno rappresenta anche una variazione sulla produzione in serie, quell’anomalia di fabbrica che fa parte di noi umani anche nell’ordinato e ostinato Giappone che vorrebbe però controllarla come accade nell’antica arte dei bonsai. Quel punto rosso non lascia scampo, è il segno e il segnale, è la X sulla mappa che l’ispettore Takeshi Nishida sta costruendo per risolvere il caso. Lo fa sul muro di casa sua, come nei film americani (e del resto lui mezzo americano lo è davvero), appiccicando lì le foto degli indiziati, e in particolare una fra tutte: quella dell’Imperatore del Giappone.
Già. La morte di Yuki Funagawa avvenuta nel suo appartamento a causa di un colpo inferto proprio con quell’ombrello, è un mistero che non sembra avere un bandolo, e se ce l’ha per Nishida non torna: su quel manico c’è una sola impronta digitale: quella dell’imperatore.
Com’è quindi questo libro?
Questo romanzo è perfettamente congegnato, è una macchina narrativa ragionata: mi sono immaginata Scotti nel momento in cui ha iniziato a pensarlo, alle prese con un grande foglio (o una parete, come quella di Nishida) sul quale, partendo da quel punto rosso ha collegato fra loro tutte le storie di chi è venuto a contatto con l’ombrello. Un lavoro geometrico, perché così è la struttura di questo libro.
Ci sono una ragazza che balla nei locali del quartiere di Kabukichō, un manager in carriera, un timido ragazzo innamorato, un lavoratore italiano che salva una vita, una madre stanca e sola, un latin lover senza spina dorsale, un anziano giardiniere, una fidanzata, un ragazzo che ha smesso di far parte della società.
E poi la vittima. Scotti li ha presi e incastrati tra loro come in un tangram (che lo so che è di origini cinesi, ma è perfetto per descrivere il tutto), li ha imbevuti di storie e li ha fatti dialogare con Nishida e con il Giappone che è un personaggio vero e proprio del libro, una sorta di deus ex machina, perché alla fine è quella cultura che muove i fili della storia, dell’omicidio. Nishida insegue la storia dell’ombrello, noi seguiamo lui, sempre un passo indietro.
L’indagine si chiude nel primo libro, ma lascia aperta una sotto trama che verrà poi rimessa nei libri successivi “Le due morti del signor Mihara” e “I diavoli di Tokio ovest“.
Il personaggio di Nishida è molto interessante, enorme nella struttura fisica eppure fragile e in battaglia con quello che è, con il suo lavoro, con il sistema, con le sue stesse passioni, con il suo essere padre ed ex marito, americano e giapponese, orientale e occidentale, capito e respinto.
E sono personaggi così che fanno bella una storia: perché è vero che noi appassionati di gialli vogliamo sapere “chi è stato”, ma abbiamo bisogno di realtà vera, come direbbe Chandler, al quale sono abbastanza certa questa storia sarebbe piaciuta molto.
Tommaso Scotti
L’ombrello dell’imperatore
Longanesi
euro 13 (edizione flessibile)