Continental Op, personaggio fondamentale per lo scrittore americano, è qui protagonista di una storia geometrica, noir e americanissima.

“Hammett ha restituito il delitto alla gente che lo commette per un motivo, e non semplicemente per fornire un cadavere ai lettori; e con mezzi accessibili, non con pistole da duello intarsiate, curaro e pesci tropicali”. A scrivere è Raymond Chandler: lo conoscete, e probabilmente sapete anche – se seguite un po’ la Stanza – che questa è una frase famosa. Chandler la scrisse nel 1944 in un articolo dal titolo “La semplice arte del delitto” pubblicato sul The Atlantic.
Hammett fu la prima ispirazione di Chandler ma fu quell’articolo a dare ad Hammett quello che gli spettava come padre fondatore del noir americano definito “hard boiled”. In America, negli anni Venti, questa espressione era riferita alle uova sode, cotte fino a diventare dure, ed è così che erano i protagonisti di Hammett, e poi il Marlowe di Chandler negli anni Trenta. Duri, poco avvezzi al dialogo verboso, attenti ad avere sempre la pistola nella fondina, disillusi ma spesso macerati da tanti pensieri molto più profondi di quanto sembrasse. Nascono così i detective dell’hard boiled, ispirati dalla realtà.
Hammett è Continental Op
Perché se è vero che Hammett è considerato senza confutazioni il padre di questo genere, è anche vero che fu un detective privato vero, ed è da lì che arrivano le sue storie. Dashiel Hammett, dopo aver fatto tanti lavori diversi nella vita per sostenere una famiglia in grande difficoltà, rispose ad un annuncio di lavoro della neonata Agenzia Investigativa Privata Pinkerton e ottenne il posto.
Anni dopo diventò uno scrittore a tempo pieno – anche a causa delle sue condizioni di salute rovinate per sempre dalla tubercolosi presa durante la Prima Guerra Mondiale, quando guidava le ambulanze – ma le storie noir erano quelle dei casi che seguiva lui, oppure quelle raccontategli dai suoi colleghi.
Ecco quindi come nasce il personaggio anti personaggio più famoso di Hammett, Continental Op (Continental Operator) che non ha nemmeno un nome, scrive in prima persona le sue storie e si ritrova spesso nei guai ma senza pensarci troppo. Questo investigatore fu protagonista di 28 racconti e due romanzi scritti da Hammett fra il 1929 e il 1931, ossia nel suo periodo da romanziere più fertile, seppur breve. Poi arrivò il cinema, Il Falcone Maltese; poi le accuse di comunismo, il carcere e una salute che diventava sempre più precaria, certamente non aiutata dal vizio dell’alcool.
Il racconto di Hammett
“La ragazza dagli occhi d’argento” è un racconto di poco meno di 100 pagine portato in palmo di mano da Sellerio nella collana La memoria. Io l’ho trovato in uno scaffale di Libraccio al quale si arriva solo inginocchiandosi e girando la testa per scorrere i titoli in un modo piuttosto scomodo. Ma la domenica mattina, se ci faccio un salto, in libreria cerco sempre un romanzo corto da leggere il pomeriggio stesso. E così, dato che Hammett lo conoscevo di nome ma non avevamo mai avuto modo di presentarci come si deve (e dato che Chandler per me scrive in un modo sublime) ho pensato che era proprio il libricino giusto: 4 euro e ci si stringe la mano.
La trama è geometrica e – l’ho scoperto dopo – rappresenta il seguito di un racconto precedente, “La casa in Turk Street”, ma è possibile leggerli separatamente senza grossi intoppi.
La ragazza è il fulcro della storia, che potrei definire come una trottola lenta che tocca i temi cari alla vita vera del giallo: i soldi rubati, le pistole che sparano, i tradimenti, le fughe, qualcuno che ci rimette la vita, qualcun altro che finisce in prigione (perché, cito un film che amo “Qualcuno in prigione ci deve andare”). È una sintesi perfetta del noir anche se quello che manca a mio avviso (e che finirà per rendere perfetto Chandler) è la caratterizzazione del protagonista.
Hammett è la storia delle letteratura americana, racconta la verità, ha creato un genere, e non sono molti gli scrittori ai quali è possibile attribuire una tale responsabilità.