
Romanzo di una nuova serie dell’autore italiano famoso per i suoi noir, promette un cozy che non mantiene.
La prima cosa da sapere è che, a dispetto della copertina e del titolo, quello di Pulixi difficilmente può essere annoverato fra i “gialli cozy”.
Sottogenere del giallo molto in voga negli ultimi anni ma che affonda le sue radici nella Golden Age (anni ‘20 e ‘30) con Ellery Queen e Agatha Christie, questi libri prevedono atmosfere leggere e crimini non “violenti”: sembra strano, ma il concetto è quello di un omicidio “pulito”, senza nessuna scena angosciante o truce. (Quelle odiate da Chandler, per capirci).
Lo scenario de “La libreria dei gatti neri” è proprio diverso: la formazione di Pulixi è quella del noir scuro, ben documentato e cattivo, realistico. E se è vero che nella libreria di Marzio Montecristo, protagonista del romanzo e detective improvvisato – ex insegnante dal carattere a dir poco “complicato” – ci sono alcuni elementi come i due gatti neri imbucati (citati anche poco, a dir la verità), il gruppo di lettura dei gialli, e alcuni dialoghi leggeri, il resto è un mix – funzionante – fra indagini all’italiana, storie di legami familiari forti, scelte di vita e dolori che difficilmente possono essere superati ma solo vendicati.
Il romanzo scorre benissimo – letto in 2 giorni – lo stile di Pulixi è pulito, dritto, capitoli brevi, e anche i personaggi principali reggono bene – soprattutto l’amicizia ruvida fra Maurizio e la ragazza che lo aiuta in libreria a me è piaciuta molto – ma il risultato finale, premesso il “cappotto editoriale” con cui Marsilio ha vestito il romanzo – è quello di un romanzo “stonato”. Non è affatto brutto, capiamoci, ma ci si ritrova un po’ frastornati: il crimine che fa da base alla storia è davvero molto forte, Montecristo ha degli atteggiamenti che a volte sono completamente gratuiti nella loro antipatia (e io amo i personaggi “stronzi”) e il gruppo “cozy” delle indagini è quasi completamente lasciato alla fine, e i personaggi che lo compongono rimangono poco nel cuore.
È come se a Pulixi – ma la mia è una pura illazione – fosse stato chiesto di scrivere un giallo cozy perché sì, e lui avesse accettato ma facendo molta fatica a “nascondere” la sua vera anima.