
Nonostante un titolo e una copertina che raccontano di un thriller all’americana, ecco invece un romanzo di formazione, ricco di azione, con un personaggio perfetto e con una nota gialla molto ben curata.
Posso dire che ultimamente la sezione dei libri di Esselunga mi ha regalato alcune soddisfazioni. Lasciando da parte le ultime novità e scorrendo gli scaffali di metallo del mio supermercato verso destra (cioè verso il reparto patatine) si spesso si trovano li appoggiati i così detti “remainders” ossia libri che le case editrici hanno in giacenza e che vengono venduti a prezzi scontatissimi.
C’è una brutta etichetta gialla sulle copertine di questi libri, segnala lo sconto del 70%: con 4 euro, o a volte anche meno, puoi portare a casa un volume. Sono una cacciatrice di occasioni quando si tratta di libri (ne compro troppi) e non mi privo mai di un’occhiata a quel reparto del super attirata proprio da quei piccoli segnali gialli. Leggo le quarte di copertina e spero.

Con “Combinazione mortale” è stata proprio una fortuna. L’ho afferrato solo perché quella copertina così “maschia” solleticava il mio periodo “thriller-spara-tutto”. Poi, leggendo la sinossi scopro che la storia mi affascina e che lui, Steve Hamilton, nel 2011 con quel libro ha vinto ben tre premi, e non proprio la targa della gara di scrittura dell’oratorio di Detroit, bensì l’Edgar Award, uno dei premi di letteratura gialla e thriller più importanti del mondo. Per intenderci fra i vincitori ci sono stati nomi come quello di Chandler o Stephen King.
Ed eccolo quindi un nuovo incontro completamente casuale con un libro stupendo guidato solo da quella serendipità che di tanto in tanto aleggia attorno ai tomi “maltrattati”, dimenticati o sui quali non è stato creato ad hoc nessun tipo di hype social. I miei preferiti, diciamolo pure.
Ma com’è questo libro, quindi?
Sarebbe un peccato definire in modo univoco questo romanzo: è certamente in parte un thriller, è anche un giallo, ma è anche e soprattutto una storia di formazione. Il protagonista, Mike, è solo un bambino quando iniziano le sue peripezie: i giornali lo chiamano prima “Miracle Boy”, poi “Il Muto di Milford”.
La sua storia è incredibile e lui la racconta in prima persona, dal carcere.
Quello che scopriremo è che Mike dopo un evento più grande di lui smette completamente di parlare, almeno con le parole ma ha due grandi talenti: sa disegnare in modo incredibile ed è una sorta di genio assoluto nello scassinare qualsiasi tipo di serratura. Un Houdini che però non è un genio del marketing, bensì un ragazzo che cerca di “sopravviversi”.
Il silenzio che circonda Mike lo sentiamo nella prosa di Hamilton, perché è tutto un pensiero che rimbomba, è un’eco forte. Eppure il libro è ricchissimo di avventura: Mike vive una vita intensa con incontri che gli cambieranno la vita, di cui uno in particolare con Amelia, la ragazza di cui si innamora perdutamente.

Mike cresce, racconta di sé, di quello che vede, sente e anche di tutto quello che non dice. Ed è interessante la scelta di Hamilton di far vivere fra le pagine un personaggio così difficile: riusciamo ad appassionarci e affezionarci immediatamente a questo ragazzo così buio eppure semplicissimo, corazzato contro il mondo ma prontissimo a sfidarlo fidandosi completamente di sé, sfidando la legge.
Ecco perché, se è vero in “Combinazione mortale” la vicenda gira attorno a personaggi misteriosi, rapine, gangster e malavita, quello che rimane davvero al lettore è Mike, che ti trascina nel suo mondo, nel suo sguardo acuto, intelligente, pieno di voglia di riscatto ma anche di paure, di sfide necessarie, di scelte.
Una riflessione sul genere
Credo che non sia da tutti riuscire a costruire una storia thriller e gialla con un personaggio così forte, anzi. Spesso questi generi letterari ruotano moltissimo attorno all’intreccio, alla vicenda. I personaggi – come spiegò benissimo il prof. Giuseppe Petronio nella sua disamina del poliziesco – sono funzionali alla trama e questo soprattutto con il successo del giallo nella Golden Age. Solo passata quella fase il giallo è stato riportato alla realtà vera, con il noir, con personaggi del calibro di Marlowe o Continental Op. E lo stesso accade spesso con i thriller, fino a che non incroci Connelly con il suo Bosh, per esempio.
Hamilton ha proprio quella caratura lì, nonostante quella copertina così poco “equilibrata” con la quale Giunti voleva ingannarci, nascondendoci un autore di grande carisma e di estrema delicatezza.
Steve Hamilton
Combinazione letale
432 pagine
Giunti