“Il club dei vedovi neri” di Isaac Asimov

Fra le centinaia di opere dello scrittore e biochimico ci sono anche racconti e romanzi gialli. Scienza e deduzione vanno di pari passo senza sbavature.

Il potere dei libri usati ha nuovamente fatto il suo dovere. Questo volume e la storia da giallista di Isaac Asimov non l’avrei mai scoperto se non fosse stato per questa copertina insolita dai colori appariscenti, comparsa su uno scaffale della libreria dell’usato per eccellenza qui a Milano. Ma così è stato e, dopo aver letto la quarta, non ho potuto fare a meno di avventurarmi in questa lettura anche se, lo ammetto, di Isaac Asimov sapevo davvero molto poco.

Asimov e la scienza del giallo

In un’intervista Asimov rivelò che preferiva scrivere saggi che romanzi e che, fra questi ultimi, amava più dedicarsi ai misteri che alla fantascienza: “Purtroppo più scrivo qualcosa con cui mi diverto e meno soldi guadagno- disse – e, d’altro canto, più scrivo di cose con cui mi diverto meno, tipo la fantascienza e più guadagno. Che cosa posso fare?”. Affermazioni alquanto sorprendenti se si pensa che il biochimico di origini russe ma naturalizzato americano è considerato il padre di tutta la fantascienza ed è praticamente sconosciuto, invece, come autore di gialli. Un destino che lo accomuna, anche se in modo riflesso, anche al buon Sir Arthur Conan Doyle che – lo sappiamo – “uccise” Sherlock Holmes perché non amava affatto scrivere gialli ma voleva dedicarsi al sua vera passione: i romanzi storici e, in seguito, alle indagini dedicate al paranormale. Asimov fu sostenitore instancabile del potere della scienza e del suo ruolo nel determinare la verità; fu contrario ad ogni forma di superstizione; amava pochissimo spostarsi e viaggiare, e dedicò la maggior parte del suo tempo al lavoro e alla divulgazione che metteva in pratica con uno stile semplice e immediato. Fu anche sostenitore del femminismo e si schierò contro la Guerra del Vietnam.

A mio parere, quando abbiamo eliminato tutto l’impossibile e ciò che resta è soprannaturale, vuol dire che qualcuno sta mentendo.

Asimov a commento di uno dei racconti, “Il fattore ovvio”


Fra le 500 opere pubblicate da Asimov fra saggi scientifici e romanzi, la produzione gialla è esigua, in percentuale, ma non certo di poco valore.
Possiamo dividere idealmente i testi di matrice gialla in due parti: la prima è quella dei romanzi gialli a carattere fantascientifico, nei quali cioè la trama della detective story è immersa nelle ambientazioni futuristiche, mentre la seconda è quella dei gialli classici, dall’ambientazione contemporanea all’autore, ma dallo stile profondamente vittoriano. La raccolta di cui parliamo in questo articolo fa parte di questo secondo gruppo.

Il club dei vedovi neri: la trama

Asimov scrisse i circa 60 racconti che vanno nel calderone dei “vedovi”, per l’Ellery Queen Mistery Magazine, rivista dedicata a gialli e thriller fondata dai cugini Ellery nel 1941. Solo dopo qualche anno i racconti vennero riuniti successivamente in raccolte e pubblicati con i titoli “Il club dei vedovi neri” del 1974 (quello che vedete nella foto in apertura è la prima edizione italiana di Sonzogno), “Largo ai vedovi neri” del 1976, “I banchetti dei vedovi neri” del 1984 ed infine “Gli enigmi dei vedovi neri” del 1990 e “The returns of the black widowers” del 2003, uscita postuma, ma l’unica fra queste raccolte non tradotta in italiano. In queste raccolte, spesso, sono presenti dei doppioni dei racconti ai quali, mano a mano venivano aggiunti altri episodi inediti.

Si stratta di storie complete ma che seguono lo stesso filone e richiamano fra loro episodi e caratteristiche dei personaggi presentati nelle storie precedenti. Nonostante questo, ogni singolo racconto può essere goduto indipendentemente dagli altri.
Il pretesto letterario in cui vengono inserite le storie è davvero interessante. Un gruppo di signori che svolgono i lavori più disparati, si incontra a cena una volta a mese, una serata senza mogli ma in compagnia di un ospite ogni volta diverso, invitato alla cena dall’anfitrione della serata, scelto fra uno dei membri del club. L’ospite sottopone sempre un problema ai convenuti alla serata dei vedovi neri e questi, supportati solo dal proprio spirito di analisi abduttiva, tentano di risolvere l’enigma. Fra di loro, Henry Jackson, il cameriere che accompagna ogni serata di ritrovo in modo impeccabile e che è anche membro del club, riveste un ruolo fondamentale: è lui, alla fine infatti, il vero detective dilettante che risolve gli enigmi.

La copertina della prima edizione del libro, pubblicata nel 1974 sia negli Stati Uniti che in Inghilterra dall’editore Doubleday

Ma com’è questa raccolta, quindi?

Se cercate un giallo d’azione, non rivolgetevi a questi racconti, ma se, invece, volete leggere una perla di storia del giallo abduttivo dai tratti puramente scientifici, questi racconti sono imperdibili. Lo stile di Asimov è puntuale, dettagliato, molto dialogato (tanto che a volte alcuni racconti parrebbero più delle sceneggiature teatrali che non dei racconti) e con una splendida punta ironica che rende i sette protagonisti, alla fine della lettura, come dei vecchi amici dei quali conosciamo perfettamente pregi e idiosicrasie. Quelli narrati da Asimov sono veri e propri enigmi logici, piccoli cubi di rubik da risolvere avendo a disposizione (in stile Christie) tutti gli indizi. Il tono, l’ambientazione e lo stile dei racconti sono, anche se ambientati nella New York degli anni Settanta, spudoratamente vittoriani. In un certo modo è come se le serate del club permettessero ai soci di varcare una soglia spazio-temporale, che li catapulta nei pressi di Baker Street, magari al tavolo di Mancini (uno dei ristoranti citati nel Canone di Doyle) lasciando fuori non solo le mogli collezioniste di tori (sì, lo scoprirete leggendo la raccolta) ma anche tutto il resto del mondo, per concentrarsi attentamente solo sul piacere del cibo, dell’amicizia e dell’indagine logica.

Un delitto è un problema matematico come un altro e deve essere costruito con materiale difficile

Tratto da “I vedovi neri”

Gli altri gialli

Se volete leggere qualcosa d’altro della produzione gialla di Asimov, ricordatevi che ci sono anche un paio di romanzi.
Il primo, “Un soffio di morte” del 1958, e “Rompicapo in quattro giornate” del 1976; in più sono state pubblicate anche varie antologie gialle, fra le quali quella di Mondadori con i classici omnibus con il titolo “Misteri. I racconti gialli di Isaac Asimov“, del 1968.
Ultima segnalazione quella della raccolta di racconti questa volta solo curata da Asimov ma che richiama in causa il nostro eroe: “Sherlock Holmes nel tempo e nello spazio” del 1984 quindici racconti di fantascienza, giallo e umorismo di diversi autori.

Consigliato: sì
Adatto agli sherlockiani: sì
Da leggere più volte: sì


Isaac Asimov
Il club dei vedovi neri
Sonzogno, 1974
(Usate si trovano molte edizioni, comprese quelle più recenti della Mondadori giallo classico).